Tu sei qui

Scegliere Vegano: ovvero essere consapevoli di sé nel rispetto della natura

Scegliere Vegano: ovvero essere consapevoli di sé nel rispetto della natura

Perché il prodotto, la filosofia, perfino la gastronomia vegana sono sulla bocca di tutti? È una domanda da farsi, se si vuol iniziare a comprendere uno dei fenomeni sociali più discussi dei nostri tempi. Non si tratta solo di mangiare e bere: quello vegano è proprio un modo peculiare per interrogarsi sul senso della vita e sul rapporto persone/ambiente. All’inizio di febbraio, presso il ristorante Joia di Milano (una stella Michelin), in zona Porta Venezia, si è parlato a più voci di questa scelta radicale. In estrema sintesi, il messaggio è il seguente: nessun alimento che, in via diretta o indiretta, possa dirsi di origine animale, deve essere ingerito dagli esseri umani.

Da tempo l’alta cucina si è avvicinata al mondo vegano e vegetariano, ribadisce lo chef Pietro Leemann, perché professionisti e consumatori hanno sentito il bisogno di andare oltre il gusto: dal punto di vista esistenziale ciò che ingeriamo ci trasforma, influisce sulla nostra identità. Su queste basi teoriche ventisei anni fa è nato il “Joia”, un luogo in cui, cercando di rimanere in armonia con la natura, si mangia in modo costruttivo.”

montalberaSi mangia e poi si beve, potremmo aggiungere: il pranzo/dibattito al “Joia”, infatti, è stata l’occasione per incontrare Montalbera, azienda vitivinicola del Monferrato che scommette sul successo del vino vegano. Ce ne spiega il perché Franco Morando, alla guida dell’azienda di famiglia. “Convertiti al vegano? No, è una questione di numeri e di trend. In India ci sono 300 milioni di vegani, in USA otto ristoranti di nuova apertura su cento sono vegani: chi può permettersi di ignorare le nuove fasce di mercato? Il vino, in origine, è di per sè un prodotto vegano, quando viene prodotto senza fertilizzanti di origine animale, e soprattutto senza addittivi destinati a renderlo più limpido, come caseina e albumina. Si può dire allora che, con il nostro Ruché DOCG “La Tradizione”, certificato come vegano da SGS Italia, per affrontare il futuro abbiamo voluto guardare al passato”.

luca martiniSul vino monferrino della “Montalbera” abbiamo il piacere di soffermarci con Luca Martini, miglior sommelier al mondo nel 2013 per la Worlwide Sommelier Association. “Anch’io, come Morando, sono convinto che non si debba parlare di “moda” vegana, perché siamo di fronte a un nuovo stile di vita, in piena espansione. Il consumatore ha diritto a fare una scelta a trecentosessanta gradi, ed io mi guardo bene dal sottovalutare le scelte altrui”.

nudaOltre al Ruché vegano, quale altro vino della Montalbera vuole segnalare ai lettori di “EventiDOP”?
Anzitutto sono contento che, la Montalbera sia partita dal Ruché, che non è solo un vino ma soprattutto un vitigno, in grado di esprimere al meglio le caratteristiche uniche del Monferrato. Ne vien fuori una bevanda suadente, con sentori floreali di rosa e viola: nel complesso una gamma olfattiva piuttosto ampia, in grado di abbinarsi anche ad una cucina speziata, ad esempio con coriandolo e cumino. Oggi, comunque, è stata presentata anche la Barbera d’Asti “Nuda” DOCG, che sento un po’ mia perchè ho contribuito a selezionarla: solo 999 bottiglie dalle migliori barrique dell’azienda. Un vino rosso rubino intenso, forte e generoso, da invecchiamento, con sentori di confettura, tabacco e cuoio, perfetto in abbinamento con carni rosse saporite, ottimo come dopopasto.

Chi pensa, dunque, che i vegani vivano in un mondo a chiusura stagna, negato ai piaceri, avrà occasione di ricredersi: Pietro Leemann da un lato, e Luca Martini dall’altro, ci hanno fatto capire che mangiare (e bere) sulla base delle proprie convinzioni vegetariane o vegane non significa rinunciare ad assaporare la vita. Vuol dire, invece, trovare vie nuove e gustose per essere consapevoli di sé e delle proprie scelte, nel rispetto della natura.

Guido Gabaldi
guiandrosa@gmail.com

Leggi anche...

Lascia un commento

Pin It on Pinterest